2° Episodio - Armi ad aria compressa e problemi di reclutamento dei giovani

ARMI AD ARIA COMPRESSA - LIMITI IMPOSTI DALLA LEGGE 110 del 1975

CENNI STORICI

In questa puntata vorrei accennare a fatti sconosciuti a tutti, o quasi tutti, accaduti negli anni precedenti al 1975, cioè nel periodo in cui il Ministero dell’interno di allora stava elaborando il testo della Legge n°110 per la parte riguardante: “Vigilanza sulla attività del Tiro a Segno”.

Quello che mi preme ora ricordare riguarda la parte riferita alle armi Cal.4,5 mm. ad aria compressa.

In quel periodo io facevo parte della Commissione Tecnica della UITS, e mi interessavo di tutti gli articoli della Legge stessa che potessero riguardare l’attività sportiva del Tiro a Segno.

Quindi rimasi sconcertato quando mi accorsi che tutte le armi ad aria compressa erano state catalogate come “armi comuni da sparo”, con tutte le conseguenze che questa classificazione avrebbe comportato sulla attività di tiro promozionale rivolta ai giovani.

Faccio un passo indietro per ricordare che negli anni intorno al 1970 l’Ing. Cantelli Sauro aveva installato presso la palestra della Scuola Media di Bondeno tre linee di tiro per carabina a.c. (aria compressa) con la collaborazione del Preside e del Prof. di Educazione Fisica Checchi, già tiratore della Sez. TSN di Ferrara.

E altrettanto avevo fatto io presso l’Istituto Tecnico Provinciale di Ferrara dove insegnavo Elettrotecnica.

In quel periodo lo stesso Cantelli portava alle gare nazionali con armi ad aria compressa i ragazzi della Sez. TSN di Bondeno organizzando le trasferte in bus.

Con la Legge 110 tutto questo non fu più possibile, perché ogni due ragazzi occorreva un accompagnatore maggiorenne munito di porto d’armi.

Per di più le armi ad aria compressa non potevano più essere custodite presso una scuola, o istituto scolastico, con l’impossibilità di poter continuare la relativa attività propedeutica.

Oltre ad essere sconcertato, mi pareva strano, che pur facendo parte della Commissione Tecnica della UITS, non avessi potuto sapere niente di cosa bolliva in pentola fino all’entrata in vigore della Legge stessa che ci riguardava così da vicino.

Possibile che gli Organi del Ministero dell’Interno preposti alla stesura della Legge, non avessero sentito la necessità di consultarsi con l’UITS per quanto riguardava le armi sportive da tiro ?

Mi recai allora a parlare con il Presidente Gen. G.Gatta e rimasi ancora più sorpreso venendo a sapere proprio da lui, che i contatti con il Ministero dell’Interno c’erano stati e che proprio Gatta aveva chiesto di catalogare le armi ad aria compressa come “armi comuni da sparo”.

E siccome io chiedevo ragione di una decisione tanto avventata, lo stesso Gen. Gatta mi spiegò, che si era trattato di una scelta opportunistica.

Infatti aggiunse che ci sono moltissime Sezioni TSN che non hanno Stand di tiro agibili per armi a fuoco, nemmeno di Cal.22, e quindi non si trovavano nelle condizioni di poter fare le prove di tiro per il rilascio dei “certificati di idoneità al maneggio delle armi”.

Quindi facendo includere le armi ad aria compressa fra le armi “comuni da sparo” le medesime avrebbero potuto essere usate per le relative esercitazioni di tiro.

Lascio a voi giudicare questa scelta fatta a quei tempi dalla UITS.

L’attività sportiva e propedeutica di tiro rivolta ai giovani era stata messa proprio dalla UITS sotto lo zerbino per pulirsi le scarpe.

E poi che valore avrebbero potuto avere i certificati di idoneità all’uso delle armi da fuoco rilasciati con esercitazioni di tiro fatte con armi ad aria compressa ? Ognuno faccia le considerazioni che crede.

E come sapete a posteriori ci sono voluti più di trent’anni, affinché il Ministero dell’Interno potesse rivedere e correggere una stortura del genere.

Ciò che ho riferito sono stati fatti accaduti molto tempo fa e oramai superati a dimenticati, ma proprio per questo ho voluto darne testimonianza !

Problemi di reclutamento dei giovani e problemi di alta specializzazione 

CONSIDERAZIONI E RIFLESSIONI

Lo sviluppo dell’attività sportiva nazionale ad alto livello ci ha dimostrato che i campioni nascono e si formano all'interno delle Sezioni proprio là dove ci sono allenatori e tecnici capaci ed appassionati allo sport del Tiro a Segno.

I Gruppi Sportivi Militari invece non servono per scoprire nuovi talenti, ma solo per mantenere in attività a livello “professionistico” i migliori tiratori reclutati presso le Sezioni di TSN.

Mantenere in attività i tiratori professionisti però non è sufficiente a perfezionare le loro tecniche di tiro e di allenamento indispensabili per raggiungere i massimi livelli in campo internazionale.

Vi basti leggere una intervista fatta al tiratore De Nicolo (Fiamme Gialle) e pubblicata sulla rivista della UITS n°2 del 2004 per capire come stanno le cose.

De Nicolo da tiratore intelligente aveva perfettamente capito fino dal 2004 quali erano i problemi principali da superare per migliorare le prestazioni ad alto livello.

Presso il suo Gruppo Sportivo Militare, la Guardia di Finanza, gli era stata data certamente la possibilità di dedicarsi al tiro da professionista a tempo pieno, ma i Gruppi Sportivi Militari non disponevano e non dispongono di tecnici sportivi di valore internazionale.

Lo stesso De Nicolo poté usufruire dell’assistenza tecnica presso la Sezione di Legnano, dove si era formato, ma non dell’assistenza tecnica che la Uits non era in grado di mettergli a disposizione.

Ho voluto citare l’esempio di De Nicolo avendo letto la sua intervista del 2004, ma il problema toccato è comunque generale e serve per ricordare a tutti i responsabili dell’attività sportiva nazionale, che la fonte alla formazione dei tiratori agonisti di alto livello ha origine presso le Sezioni di TSN.

A tale proposito mi interessa sottolineare che quasi tutti i migliori tiratori giovanili delle Sezioni passano poi ai Gruppi Sportivi Militari a danno delle squadre sezionali di provenienza, creando così una sperequazione sportivamente inaccettabile, da sanare attraverso nuovi regolamenti sportivi che valutino come compensare le sezioni sportive di provenienza dei giovani tiratori.

Lo stesso CIS (Campionato Italiano delle Sezioni) va rivisto, anzi completamente rifatto, per renderlo più rispondente alle possibilità agonistiche sia delle piccole, che delle Grandi Sezioni di TSN.

È importante fare in modo che non vengano mai a mancare agli allenatori e dirigenti sezionali le motivazioni perché possano continuare con passione il lavoro indispensabile allo sviluppo dello sport del tiro sportivo in campo nazionale.


Nella prossima puntata:

Criteri per riformare il CIS in modo che sia rispondente alla realtà sportiva del Tiro a Segno Italiano.

Alla prossima puntata !!!


Il Presidente Ing. Umberto Lodi